giovedì 25 maggio 2017

"MURO E MURI" ... la MOSTRA

Con sorpresa ed ammirazione ritrovo questo articolo nel web a ricordare la bella iniziativa ormai conclusa al Circolo. Grazie a Mirella Capretti, con la quale ho avuto il piacere di scambiare qualche parola durante la sua visita alla mostra, Rino fa parlare di se in questi giorni in cui Fidenza si appresta a celebrare il suo novantesimo "compleanno"!
Ecco L'articolo al completo:
 30 opere di Rino Sgavetta in mostra


"Muro e Muri”.


Il Circolo ricreativo Cabriolo di Fidenza ha ospitato per una decina di giorni una sorprendente e bella Mostra di opere di Rino Sgavetta dal titolo “Muro e Muri”. Trenta dipinti - muri di tutt’Italia e non solo, oltre ad alcune sculture - sistemati in ampi e luminosi spazi, scelti per far conoscere un tema trattato spesse volte dall’artista, ma mai presentato e valorizzato nella sua produzione d’insieme.

All’inaugurazione, davanti a un folto pubblico, l’assessore alla Cultura Maria Pia Bariggi in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale ha lodato la nuova esperienza culturale del Circolo, merito della Presidente maestra Laura Sambruna, che dà ulteriore voce all’opera del pittore - quasi novantenne, come il nome Fidenza - felicemente presente (che ha recentemente esposto anche a Casa Cremonini), la cui vasta produzione rimane per molti versi pressoché sconosciuta.

Il tempo che passa
La curatrice della mostra e critico d’arte Manuela Bartolotti si è detta onorata per l’invito a presentare la rassegna. Aveva conosciuto Sgavetta in una mostra a Monticelli d’Ongina, suo paese natio, ed era rimasta colpita dalle sue sculture di grandi dimensioni con forme sinuose e vive, oltre che dalle tante tematiche trattate nella sua lunga carriera pittorica, dai famosi ciclisti, in cui risalta quella straordinaria capacità di cogliere il movimento e la velocità, alle vedute padane, alle nature in posa, ai fiori, dove la tela di juta risparmiata dal colore crea un fondo prospettico che consente di aprire a spazi interiori, al di là del quadro, come nelle opere di Fontana.
La parola “muro”, in un primo momento fa pensare a un elemento di divisione, a un ostacolo, ma i muri sulle tele di Sgavetta ci svelano un aspetto diverso, perché riprendono nelle grandi dimensioni e soprattutto nei particolari un qualcosa che solitamente passa inosservato (arrivando all’informale, oltre il figurativo): la bellezza della storia e della memoria dell’uomo, architetto di muri. Con grande carica emotiva.
Scrive Manuela Bartolotti: “Ci sono muri e muri, quelli della separazione e quelli che raccolgono ricordi, tracce di vite passate. Possono essere trincee oppure lavagne della storia, luoghi di riappropriazione del silenzio e dell’invisibile. Ai muri si passa oltre, tentando varchi, aggiramenti, ma Rino Sgavetta, con le sue opere, obbliga a soffermarci sulle increspature dell’intonaco scrostato, sulle ruvide strade della materia, su brecce ammalorate da muffe e decadimento,  o sui colori superstiti, su tracce di carta e di un passato lacero ma che sbatte le ciglia nel vuoto. E così c’induce a pensare, a sentire…”.

Ruderi a Sinopoli Basso

Dettagli di pareti a colpi di spatola, crepe secche e profonde o come ferite che non si rimarginano, intonaci consunti e rovinati che lasciano vedere le tinteggiature sovrapposte, graffi, pietre che si sgretolano, mattoni a vista che emergono. Un rottame di bicicletta (la grande passione di Sgavetta) abbandonato contro, lacerti di manifesti staccati, scritte. Scheletri di architetture dove le ante di porte e finestre sono solo un ricordo dato da un buco nero o da uno squarcio verso il cielo, immaginazione di visi affacciati che non sono più. Ruderi che hanno racchiuso spazi dove si nasceva alla vita e si moriva, che hanno contenuto l’aria calda dell’amore o la prigione dell’incomprensione, della sopraffazione. Muri precari e cadenti che sembrano persistere solo per restituire con dignità ricordi di bambini, memorie di vite passate, di voci sentite: risate e pianti, grida allegre e urla di disperazione (“Se i muri potessero parlare!” come scriveva Giò Ponti), meritando tutto il nostro rispetto. Muri presi d’assedio dalla natura, da rampicanti, immersi nel silenzio e nella solitudine, muri del Meridione, coloratissimi sotto il sole, dove non compaiono persone, come in tutte le sue vedute, del resto (unica eccezione “Lenzuolata a Napoli”), ma, se abbiamo un cuore disponibile, ci fanno compagnia, perché osservandoli ritroviamo qualcosa del nostro precorso di vita.
Solitamente gli artisti, più vanno avanti negli anni, più cercano di appropriarsi della tridimensionalità, Sgavetta ricostruisce un mondo che ha dentro, più va avanti negli anni e più sintetizza, trova il senso, l’anima e lo spirito delle cose. Non conta quello che rappresenta ma quello che risveglia in noi: è moderno e fotografico nei dettagli con particolari minimi risolti con grande abilità e freschezza (non dimentichiamo che dipinge sempre dal vero!) e soprattutto più va avanti in età, più ringiovanisce, con continue sperimentazioni, come nell’ultima scultura dall’andamento infinito, guizzante, di un sorprendente lucido colore arancione! La dinamicità delle sue sculture si avverte come vibrazione nei muri silenti, nei rilievi del colore pastoso, che è come scultura, che varia d’intensità alle diverse distanze e cambia secondo le fonti luminose, nello sfaldarsi della materia. Così un piccolo particolare insignificante, trascurato, può diventare protagonista di un quadro e raccontare come poesia tutta la sua storia.

Vecchi muri e rottame
“Mont Martre”, “Rustico in Calabria”, “Muro a Fidenza”, “Negli scavi di Pompei”, “Sagrada Familia”, “Impressioni romane”, “Il tempo che passa”, “Vecchi muri e rottami”, “Vecchia bacheca”…
Come i “Ruderi a Sinopoli Basso”, dove le vecchie case, addossate le une alle altre, sembrano sorreggersi a vicenda quasi ad interpretare i bisogni degli uomini che le hanno costruite e abitate, ora che il tempo ha inciso in modo inesorabile sulle loro architetture. Le tonalità intense delle pareti sgretolate e in precario equilibrio conservano ancora, intimamente, memoria di chi vi ha vissuto. Le pietre dei muri paiono sfaldarsi diventando ancora terra e uscire dal quadro, quasi per tornare alle origini… perché di terra sono fatti i mattoni, materia prima amata dal pittore di origine contadina, che fuoriesce come un magma da tutte le sue tele…
A corredo dei pannelli che sostenevano i quadri, significative frasi in tema stampate su fogli con fondo di mattoni a vista.



Vecchia bacheca

Stefano Baschieri dirigente della Caritas fidentina, che ha collaborato all’evento, ha parlato invece di altri muri. Anche dei muri veri che sono in costruzione come quello tra Stati Uniti e Messico, o di quelli abbattuti come quello di Berlino, affermando che ce ne sono più di sessanta esistenti nel mondo. Muri che dividono e che tolgono la libertà impedendo alle persone di realizzarsi. Muri invisibili che frapponiamo tra noi e chi è in difficoltà. Per questo ha sentito il bisogno di fare qualcosa (un libretto) per educare i bimbi a oltrepassare i muri, fin dalle scuole materne ed elementari, per incuriosirli ad aprirsi a mondi diversi, a non temere e andare incontro a chi chiede aiuto.

Fidenza 26-04-2017                                                 Mirella Capretti

LA MOSTRA




Lenzuolata a Napoli


Negli scavi di Pompei


Effetti rustici


Sagrada Familia



Rustico in Calabria

I MURI



 


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