Con sorpresa ed ammirazione ritrovo questo articolo nel web a ricordare la bella iniziativa ormai conclusa al Circolo. Grazie a Mirella Capretti, con la quale ho avuto il piacere di scambiare qualche parola durante la sua visita alla mostra, Rino fa parlare di se in questi giorni in cui Fidenza si appresta a celebrare il suo novantesimo "compleanno"!
Ecco L'articolo al completo:
Ecco L'articolo al completo:
30 opere di Rino Sgavetta in
mostra
"Muro
e Muri”.
Il Circolo ricreativo Cabriolo di
Fidenza ha ospitato per una decina di giorni una sorprendente e bella Mostra di
opere di Rino Sgavetta dal titolo “Muro e Muri”. Trenta dipinti - muri di
tutt’Italia e non solo, oltre ad alcune sculture - sistemati in ampi e luminosi
spazi, scelti per far conoscere un tema trattato spesse volte dall’artista, ma
mai presentato e valorizzato nella sua produzione d’insieme.
All’inaugurazione, davanti a un folto
pubblico, l’assessore alla Cultura Maria Pia Bariggi in rappresentanza
dell’Amministrazione Comunale ha lodato la nuova esperienza culturale del
Circolo, merito della Presidente maestra Laura Sambruna, che dà ulteriore voce
all’opera del pittore - quasi novantenne, come il nome Fidenza - felicemente
presente (che ha recentemente esposto anche a Casa Cremonini), la cui vasta
produzione rimane per molti versi pressoché sconosciuta.
|
Il tempo che passa
|
La curatrice della mostra e critico
d’arte Manuela Bartolotti si è detta onorata per l’invito a presentare la
rassegna. Aveva conosciuto Sgavetta in una mostra a Monticelli d’Ongina, suo
paese natio, ed era rimasta colpita dalle sue sculture di grandi dimensioni con
forme sinuose e vive, oltre che dalle tante tematiche trattate nella sua lunga
carriera pittorica, dai famosi ciclisti, in cui risalta quella straordinaria
capacità di cogliere il movimento e la velocità, alle vedute padane, alle
nature in posa, ai fiori, dove la tela di juta risparmiata dal colore crea un
fondo prospettico che consente di aprire a spazi interiori, al di là del
quadro, come nelle opere di Fontana.
La parola “muro”, in un primo momento fa
pensare a un elemento di divisione, a un ostacolo, ma i muri sulle tele di
Sgavetta ci svelano un aspetto diverso, perché riprendono nelle grandi
dimensioni e soprattutto nei particolari un qualcosa che solitamente passa
inosservato (arrivando all’informale, oltre il figurativo): la bellezza della
storia e della memoria dell’uomo, architetto di muri. Con grande carica
emotiva.
Scrive Manuela Bartolotti: “Ci sono muri
e muri, quelli della separazione e quelli che raccolgono ricordi, tracce di
vite passate. Possono essere trincee oppure lavagne della storia, luoghi di
riappropriazione del silenzio e dell’invisibile. Ai muri si passa oltre,
tentando varchi, aggiramenti, ma Rino Sgavetta, con le sue opere, obbliga a
soffermarci sulle increspature dell’intonaco scrostato, sulle ruvide strade
della materia, su brecce ammalorate da muffe e decadimento, o sui colori
superstiti, su tracce di carta e di un passato lacero ma che sbatte le ciglia
nel vuoto. E così c’induce a pensare, a sentire…”.
|
Ruderi a Sinopoli Basso
|
Dettagli di pareti a colpi di spatola,
crepe secche e profonde o come ferite che non si rimarginano, intonaci consunti
e rovinati che lasciano vedere le tinteggiature sovrapposte, graffi, pietre che
si sgretolano, mattoni a vista che emergono. Un rottame di bicicletta (la
grande passione di Sgavetta) abbandonato contro, lacerti di manifesti staccati,
scritte. Scheletri di architetture dove le ante di porte e finestre sono solo
un ricordo dato da un buco nero o da uno squarcio verso il cielo, immaginazione
di visi affacciati che non sono più. Ruderi che hanno racchiuso spazi dove si
nasceva alla vita e si moriva, che hanno contenuto l’aria calda dell’amore o la
prigione dell’incomprensione, della sopraffazione. Muri precari e cadenti che
sembrano persistere solo per restituire con dignità ricordi di bambini, memorie
di vite passate, di voci sentite: risate e pianti, grida allegre e urla di
disperazione (“Se i muri potessero parlare!” come scriveva Giò Ponti),
meritando tutto il nostro rispetto. Muri presi d’assedio dalla natura, da
rampicanti, immersi nel silenzio e nella solitudine, muri del Meridione,
coloratissimi sotto il sole, dove non compaiono persone, come in tutte le sue
vedute, del resto (unica eccezione “Lenzuolata a Napoli”), ma, se abbiamo un
cuore disponibile, ci fanno compagnia, perché osservandoli ritroviamo qualcosa
del nostro precorso di vita.
Solitamente gli artisti, più vanno
avanti negli anni, più cercano di appropriarsi della tridimensionalità,
Sgavetta ricostruisce un mondo che ha dentro, più va avanti negli anni e più
sintetizza, trova il senso, l’anima e lo spirito delle cose. Non conta quello
che rappresenta ma quello che risveglia in noi: è moderno e fotografico nei
dettagli con particolari minimi risolti con grande abilità e freschezza (non
dimentichiamo che dipinge sempre dal vero!) e soprattutto più va avanti in età,
più ringiovanisce, con continue sperimentazioni, come nell’ultima scultura
dall’andamento infinito, guizzante, di un sorprendente lucido colore arancione!
La dinamicità delle sue sculture si avverte come vibrazione nei muri silenti,
nei rilievi del colore pastoso, che è come scultura, che varia d’intensità alle
diverse distanze e cambia secondo le fonti luminose, nello sfaldarsi della
materia. Così un piccolo particolare insignificante, trascurato, può diventare
protagonista di un quadro e raccontare come poesia tutta la sua storia.
|
Vecchi muri e rottame
|
“Mont Martre”, “Rustico in Calabria”,
“Muro a Fidenza”, “Negli scavi di Pompei”, “Sagrada Familia”, “Impressioni
romane”, “Il tempo che passa”, “Vecchi muri e rottami”, “Vecchia bacheca”…
Come i “Ruderi a Sinopoli Basso”, dove
le vecchie case, addossate le une alle altre, sembrano sorreggersi a vicenda
quasi ad interpretare i bisogni degli uomini che le hanno costruite e abitate,
ora che il tempo ha inciso in modo inesorabile sulle loro architetture. Le
tonalità intense delle pareti sgretolate e in precario equilibrio conservano
ancora, intimamente, memoria di chi vi ha vissuto. Le pietre dei muri paiono
sfaldarsi diventando ancora terra e uscire dal quadro, quasi per tornare alle
origini… perché di terra sono fatti i mattoni, materia prima amata dal pittore
di origine contadina, che fuoriesce come un magma da tutte le sue tele…
A corredo dei pannelli che sostenevano i
quadri, significative frasi in tema stampate su fogli con fondo di mattoni a
vista.
|
Vecchia bacheca
|
Stefano Baschieri dirigente della
Caritas fidentina, che ha collaborato all’evento, ha parlato invece di altri
muri. Anche dei muri veri che sono in costruzione come quello tra Stati Uniti e
Messico, o di quelli abbattuti come quello di Berlino, affermando che ce ne
sono più di sessanta esistenti nel mondo. Muri che dividono e che tolgono la
libertà impedendo alle persone di realizzarsi. Muri invisibili che frapponiamo
tra noi e chi è in difficoltà. Per questo ha sentito il bisogno di fare
qualcosa (un libretto) per educare i bimbi a oltrepassare i muri, fin dalle
scuole materne ed elementari, per incuriosirli ad aprirsi a mondi diversi, a
non temere e andare incontro a chi chiede aiuto.
Fidenza 26-04-2017
Mirella
Capretti
LA MOSTRA
|
Lenzuolata a Napoli
|
|
Negli scavi di Pompei
|
|
Effetti rustici
|
|
Sagrada Familia
|
|
Rustico in Calabria
|
I MURI
Nessun commento:
Posta un commento